sabato 30 agosto 2014

Multiutilities di Roberto Balzan





Multiutilities*

*Roberto Balzani | 30 Giugno 2014*

La stagione delle multiutility comincia con il superamento delle antiche municipalizzate, negli anni Novanta. Le aziende speciali, sorte con la provvida legge Giolitti 103/1903, avevano compiuto un ciclo importante (pensiamo agli acquedotti, a inizio Novecento, e alla metanizzazione del territorio, negli anni Sessanta) ed erano in condizioni assai diverse le une dalle altre: talune efficienti, altre invece infiltrate dalla politica e divenute parcheggio di ceto parassitario. Con le ovvie, immaginabili ricadute sul piano dell’efficienza gestionale e della cultura d’impresa.

La scelta di accorpare realtà territoriali di dimensioni limitate all’interno di strutture più vaste, dotate di grandi possibilità di investimento sui servizi a rete e di un management di qualità, andava nella direzione di assicurare ai Comuni (che restavano i titolari del controllo della Spa) uno strumento potente, duttile, efficiente, sottraendolo al “mercato politico”e alle sue degenerazioni.

La fase costitutiva delle multiutility è stata quindi segnata dal drenaggio di risorse umane di qualità dalla periferia amministrativa all’impresa e, contestualmente, dalla concentrazione degli impianti. Presentata in questo modo, l’operazione non presentava controindicazioni particolari, e infatti è stata la chiave di volta del successo delle nuove strutture emiliano-romagnole.

Il problema è sorto nel momento in cui Hera in primo luogo (2003), poi Enìa (nata nel 2005 dall’associazione delle municipalizzate emiliane), fondendosi con Iride e dando vita a Iren (2010), sono state quotate in Borsa. Lì c’è stata una mutazione prevedibile, ma radicale. Il management ha acquisito un ovvio predominio, dovendo rispondere al capitale degli investitori privati (nel caso di Hera, anche le Fondazioni bancarie); nello stesso tempo, i soci pubblici hanno faticato a generare politiche proprie, anche in virtù di una specializzazione della comunicazione e dei processi decisionali, preferendo rivestire il ruolo di azionisti percettori di dividendi.

Questa scelta è stata determinata da più fattori: debolezza della classe amministrativa, mutevole e spesso non all’altezza culturalmente di un dibattito tecnico; sistematica asimmetria informativa fra aziende e Comuni, resa più dolorosa e irrecuperabile dal drenaggio dei tecnici pubblici migliori nelle multiutility; tendenza a sottovalutare l’impatto delle tariffe sul consenso, in virtù di una imposizione locale “irresponsabile”
(cioè gestita dal centro del sistema) fino alla crisi del 2008. Infine, ma non meno importante, va segnalato il passaggio di personale politico nei quadri di rappresentanza delle muliutility, attraverso una forma di reclutamento indiretta che ha fatto parlare Marco Damilano di passaggio dal modello berlusconiano del partito-azienda a quello emiliano dell’azienda-partito.

Il tentativo RER di creare un contraltare di pari entità (lo scioglimento degli Ato provinciali e la costituzione di Atersir), anziché riequilibrare sul versante politico i rapporti di forza, accentuando il côté della programmazione, delle gare e dei controlli, ha reso ancora più debole la parte pubblica, fra l’altro ulteriormente impoverita di tecnici a causa di una clausola di salvaguardia che ha permesso al personale comandato negli Ato di tornare agli enti locali di provenienza. Non è chiaro se questo esito sia stato programmato o se sia semplicemente il frutto di miopia politica. Sta di fatto che la stagione inauguratasi nel 2012 è stata segnata dall’ulteriore difficoltà, da parte del pubblico, di intervenire sugli indirizzi di politiche fondamentali per la vita collettiva.

Il ritiro delle delega all’Assessora Freda (2013) e la ricentralizzazione delle stesse sulla figura del Presidente - proprio in coincidenza con la fase calda della discussione del piano regionale di gestione rifiuti - è, anche dal punto di vista simbolico, la testimonianza di un ruolo di mediazione istituzionale assunto da Vasco Errani, più che di costruttore di policies attraverso l’apparato funzionariale e dirigenziale dell’Assessorato.

Ma veniamo ora ad esaminare brevemente la diversità d’impostazione delle politiche emerse in questi anni nei territori della RER. Perché questa è la
novità: rispetto alla acquiescenza e la consueta “riservatezza” con cui la politica (di governo) ha affrontato il tema delle multiutility fino al 2009, ora – sulla scorta di una nuova sensibilità dell’opinione pubblica – assistiamo ad una secolarizzazione del dibattito e ad una maggiore trasparenza dei punti di vista.

La reazione ostile del Sindaco di Imola all’annuncio del Comune di Forlì di votare contro il nuovo allargamento di Hera (alle imprese friulane e
giuliane) e, in seconda battuta, di non sottoscrivere il patto di sindacato fra i soci pubblici di Hera alla sua naturale scadenza (31 dicembre 2014.
Come Ferrara, d’altronde), rivela un elemento finalmente politico della vicenda regionale. Il Sindaco di Imola incarna un’idea perfettamente logica e razionale: la sua città, tramite una holding ben gestita, detiene attualmente il 7,4% delle azioni Hera (una quota seconda solo a Bologna e a Modena), che produce il più alto dividendo pro capite (Imola è una piccola città), se spalmato sui cittadini residenti del Comune (il rapporto rispetto Forlì, tanto per fare un esempio, è di 4:1). La strategia è
chiara: Imola ha deciso, anche in virtù di una dotazione iniziale assai significativa d’impianti, d’investire sulla multiutility, cui ha conferito poi anche le reti, in modo da beneficiare degli utili. Fra il profilo dell’utente/controllore e quello dell’azionista, ha scelto il secondo. E’
poi chiaro che un simile peso in termini di azioni fa sì che Imola sia un socio autorevole e ascoltato, rispetto ad altri – Forlì, Ferrara, Rimini – il cui apporto al capitale sociale viaggia fra l’1,6 e l’1,7%. Per i bilanci di queste città, il dividendo Hera è assai più contenuto e meno strategico.

Il punto di vista alternativo, rappresentato da Forlì in questo caso, è quello di tenere le reti in mano pubblica (non senza un riscontro positivo sui bilanci: vedansi i risultati di Unica Reti) e di occuparsi di gare, tariffe, servizi e controlli: cosa assai difficile e complicata, perché Hera ha drenato dalle ex municipalizzate personale di prim’ordine (come si diceva poco sopra). Forlì, che rappresenta una quota relativamente modesta del capitale Hera (1,6%), ma che può vantare, d’altronde, un portafoglio di utenti/clienti (oltre il 9%) pari a 4 volte la percentuale, ha un interesse opposto a quello di Imola: essa vede la multiutility come erogatrice di buoni servizi possibilmente a basso costo ed è indotta a entrare nel merito della composizione delle tariffe, per evitare che profitti eccessivi vadano a beneficio degli azionisti maggiori (fra cui anche il Comune di Imola).
Detto in altri termini, non tutti i soci pubblici sono uguali: le strategie delle città hanno creato due modelli di riferimento: i fautori della “logica azionista” e quelli della “logica utente”. Che sono alla fine inconciliabili. Per questo, dovendo scegliere, Forlì preferirebbe una società francamente animata da un indirizzo privatistico, dove la foglia di fico del controllo pubblico cede il passo alla realtà così com’è: Hera è un grande colosso capitalistico e finanziario ormai internazionalizzato, privato e insieme pubblico, guidato da un management di indubbie qualità, nel quale le politiche dei Comuni, salvo rari casi, hanno un peso molto modesto. I servizi che Hera potrà erogare saranno sempre più legati ad un ovvio parametro di profitto atteso, con l’inevitabile conseguenza che interi pezzi di sistema locale rischiano di essere progressivamente abbandonati. E’ già successo in altri settori.

Il pubblico dovrebbe invece restare titolare delle reti e dovrebbe gestire – possibilmente in house – quei servizi pubblici per i quali la scala territoriale risulti conveniente e la copertura dei costi attraverso tariffa sia assicurata: per tutti gli altri, sarà il mercato – ed Hera, così come Iren, è di certo un soggetto altamente attrezzato in questo senso – a definire successi e insuccessi delle imprese. Ciò implica, quindi, la riappropriazione di un potere d’indirizzo comunale sulle politiche – pensiamo all’acqua o alla raccolta dei rifiuti, giusto per fare un esempio
-: e tanto più oggi, quando i cittadini vedono che sono i Comuni a determinare la tassazione su questi servizi e pretenderebbero correttamente perciò, con il voto, di orientarne le scelte. Ciò implica, inoltre, una netta separazione fra le funzioni: proprietà delle reti, gare e controllo, da un lato (oltre alla gestione diretta dei servizi esercitabili in regime di monopolio su una scala territoriale circoscritta); competizione fra imprese, multiutility o meno, per i servizi a mercato o ad alta intensità di capitale (e perciò fuori dalla sfera comunale o inter-comunale).

Siamo di fronte a due modelli assai diversi: nell’un caso le politiche passano attraverso la multiutility a partecipazione pubblica, che le interpreta e le declina; nell’altro, la multiutility è un mero strumento, e le politiche restano, in parte almeno, più prossime all’ente in capo al quale è la rappresentanza civica e collettiva diretta.

Direi che si tratta di un tema complesso, ma di grande interesse. Anche perché ci sono altri attori in gioco: la Regione, che ha concentrato su di sé talune funzioni essenziali, lo Stato con le sue “liberalizzazioni”, vere o presunte, l’Europa con i suoi indirizzi. Ecco, credo che questa sia politica in senso puro: diritti, beni

comuni, servizi, tariffe, imprese, rappresentanza, controllo, tutti fusi insieme. E poiché è politica allo stato puro, ritengo che anche su questo terreno debba essere giocata la gara per la Regione prossima ventura, nel 2015.











Una posizione chiara e condivisibile dal mio modesto parere che proporrò di adottare al prossimo direttivo regionale del PSI

Andrea Pancaldi
Consigliere naz. del PSI

venerdì 29 agosto 2014

QUANDO SI DICE INVASIONE DI CAMPO



QUANDO SI DICE INVASIONE DI CAMPO(29 agosto 2014)
Da tempo non si aveva notizia dei nostalgici del gerarca fascista Ettore Muti che tutti gli anni, nell'anniversario della morte, gli rendono omaggio nel cimitero di Ravenna. Quest'anno il raduno che ha preceduto la visita alla tomba ha suscitato inevitabili polemiche.
Non ci sarebbe altro da dire perché la storia  lo ha già giudicato.
Ci stupisce invece il silenzio sulle affermazioni fatte durante l'omelia dal celebrante don Lorenzo Lasagni, parroco della vicina Pisignano di Cervia.
Non abbiamo la vocazione dell'avvocato d'ufficio, ma l'uomo di chiesa (sic!) oltre ad aver criticato la gerarchia ecclesiastica, dalla Diocesi di Ravenna al Papa e le istituzioni repubblicane, non ha nemmeno risparmiato pesanti giudizi negativi sull'operato dell'Amministrazione comunale di Ravenna.
Ci chiediamo come mai il Sindaco non si domandi a quale titolo tali pubbliche dichiarazioni contro scelte assunte dalla maggioranza del Consiglio comunale, ancorché legittimamente contestate dalle opposizioni, siano state fatte.
A proposito del PD, il parroco  si è espresso testualmente: "partito politico che non nomino perché non lo merita". La dirigenza del partito non ha nulla da dire?
Anche se, inascoltati, non sempre condividiamo le scelte dell'Aministrazione, noi socialisti affermiamo che il rispetto che don Lorenzo ha chiesto durante la messa per la persona di Ettore Muti, lo ha negato  alle istituzioni democraticamente elette.


Psi Ravenna

martedì 19 agosto 2014

Ripristinare l'art.18 originario - Non quello modificato dalla Fornero





Lavoro. Nencini a Repubblica: Ripristinare l'art.18 originario. Non quello modificato dalla Fornero 

"Formazione, tutele per chi ha contratti a tempo determinato, modifiche ai contratti a tempo indeterminato e interventi a sostegno dei disoccupati"
 È quanto afferma il segretario del PSI e Vice Ministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini,in un'intervista al quotidiano "La Repubblica", sulle proposte dei socialisti per la riforma del lavoro. "La formazione professionale deve essere, a nostro avviso, strettamente collegata allo sblocco lavorativo. Per questo proponiamo che la formazione sia sempre mista: scuola-lavoro o formazione- lavoro. Deve essere sanata l'ingiustizia - ha aggiunto Nencini - per cui le pensioni di oggi sono pagate con i versamenti contributivi dei lavoratori a tempo determinato che la pensione non la vedranno mai. Per loro, al contrario, devono essere previste la tutela pensionistica, l'assistenza in caso di malattia e la maternità". Sull'articolo 18, Nencini aggiunge: "concordiamo con l'idea di un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti. Ma pensiamo che la tutela dell'art 18 debba arrivare alla fine del secondo anno e non al terzo come si propone oggi. Inoltre riteniamo che vada ripristinato l'art 18 originario, non quello modificato dal ministro Fornero". Sul salario di disoccupazione, per Nencini, va prevista "una indennità di servizio. Le amministrazioni comunali che in questi anni hanno dovuto tagliare riducendo i servizi pubblici potrebbero invece utilizzare i disoccupati per garantire quei servizi e, in cambio, offrire loro il pagamento di prestazioni che altrimenti non sarebbero più erogabili. Rivolgiamo un appello ai sindacati perché aprano le loro iscrizioni anche ai disoccupati e ai lavoratori temporanei che ormai sono la maggioranza degli occupati"- ha concluso Nencini. 

Imola - Presa di mira la storica bacheca del PSI



Presa di mira la storica bacheca. Sparito anche il fiore socialista

Sotto l’Orologio: il partito sporge denuncia
di Letizia Gamberini
La bacheca dopo i danneggiamenti (foto Isolapress)
 

Notizie Correla


// facebook (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = "//connect.facebook.net/en_GB/all.js#xfbml=1&appId=163718183822259"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, "script", "facebook-jssdk")); Imola, 18 agosto 2014 - La storica bacheca in pezzi, e proprio sotto l’Orologio. Una scoperta decisamente amara per i Socialisti democratici italiani quando, ieri mattina, hanno visto quei vetri in terra. E, come se non bastasse, il simbolo del loro partito, il fiore rosso, era sparito. Un gesto che sul Santerno «non si era mai verificato».
A raccontare quanto accaduto è Andrea Pancaldi, membro della segreteria imolese del partito e del Consiglio nazionale. E’ stato lui a notare i vetri in terra, in una sonnolenta domenica mattina imolese.
«La bacheca a fianco al portico Bacchilega era stata danneggiata — ricostruisce Pancaldi —. I vetri erano in terra ed era stato portato via il nostro simbolo, il fiore. Ma non solo. E’ sparito, infatti, anche un articolo che era affisso: l’argomento era l’articolo 18. Non è stata toccato, invece, il manifesto con la foto di Pertini».
Difficile per il momento capire la natura del gesto: semplice bravata o un messaggio politico? Sul tema del lavoro, infatti, c’è parecchia attenzione in questi giorni. Per ora si possono fare soltanto ipotesi: «Davvero non so chi possa essere stato — continua Pancaldi — . Anche perché ci vuole un matto ad agire proprio in pieno centro e sotto ben due telecamere di videosorveglianza installate dal comune». Anche per questo, sperando che le immagini registrate possano aiutare a far luce sulla vicenda, oggi stesso i membri del partito sporgeranno denuncia ai carabinieri. Nel frattempo, tutto torna come prima: «Chiunque sia stato, non è mai bello vedere questi gesti contro un partito politico. Noi però non ci faremo intimidire — prosegue Pancaldi — e continueremo ad affiggere nella storica bacheca gli articoli che riguardano le attività dei nostri parlamentari». Certo, ma il danno economico resta: «A occhio e croce saranno almeno 150 euro, va sostituita tutta la guaina. Intanto abbiamo già provveduto a rimuovere i vetri: lì sotto passano anche molte persone anziane che potevano farsi male».
In attesa di fare luce sull’accaduto, è arrivato, ieri pomeriggio, anche un messaggio di solidarietà da parte di Forza Italia. A parlare è Valerio Stanziani: «Voglio esprimere la mia solidarietà ai Socialisti — commenta— per questo gesto di cui ancora non si conosce la motivazione, se si tratta di atto vandalico o con connotazione politica».
di Letizia Gamberini

 dal:



Sono pervenute oggi la solidarietà di molti ex compagni e di Luciano Biasini in rappresentanza dell'Endas; oggi ripristineremo la bacheca con nuovi articoli e la rassegan stampa socialista

Andrea Pancaldi

lunedì 11 agosto 2014

No al parcheggio dell’ Ospedale a pagamento !


No al parcheggio dell’ Ospedale a pagamento !
Quando le promesse vengono mantenute !

Ci vediamo costretti, come Socialisti di Santarcangelo e Valmarecchia  ad esprimere la nostra contrarietà  alla decisione della Direzione dell’Azienda Sanitaria (ASL) di Rimini di mettere a carico delle persone che devono recarsi in Ospedale, perché hanno un congiunto ricoverato o per una visita specialistica o per fare delle analisi di laboratorio, il balzello del costo del parcheggio.
Anche in questo caso si nota la miopia e il doppiopesismo dei suoi dirigenti, sempre pronti a chiedere aiuto ai cittadini e all’Ente Comunale quando c’è da realizzare una struttura o acquistare uno strumento specialistico e invece decidere da soli quando c’è da prendere. (vedi ticket parcheggio).
Sulla scelta di rendere gratuiti i primi 15 minuti ci sembra una presa in giro in quanto sono appena sufficienti a ritirare un referto in portineria. Sarebbe stato più logico lasciare gratuita almeno la prima ora e in questo modo si sarebbero scoraggiati anche coloro che lo utilizzano come parcheggio di prossimità.
Anche sulla motivazione di allontanare i parcheggiatori abusivi,  siamo proprio sicuri che questo fenomeno verrà debellato?
Il provvedimento annunciato giusto un anno fa ha subito solo una proroga  diventando operativo proprio in questi giorni, a dimostrazione di come le promesse contro le tasche dei cittadini vengono tutt’al più rinviate, ma poi sempre mantenute.
Ricordiamo a tutti che quel parcheggio è stato costruito dall’ASL anche coi soldi pagati dal nostro Comune per acquisire (o meglio riacquisire per le note vicende) il vecchio ospedale ora sede della biblioteca, per cui avere voce in capitolo su come gestirlo non era un’ipotesi campata in aria.
Avremmo preferito che la nuova amministrazione avesse, tramite un confronto  con l’azienda ASL (che forse ci sarà anche stato) trovato una soluzione condivisa, senza dovere subire decisioni calate dall’alto, ma di questi tempi forse è chiedere troppo!!

Faini Fiorenzo
PSI Santarcangelo di R. e Valmarecchia

domenica 10 agosto 2014

"Politica ed economia nell'Italia di oggi: il ruolo dei Socialisti" Sabato 23 agosto, alle ore 17.30 sarà presente l'On. ANGELO SOLLAZZO

Alle compagne e ai compagni in indirizzo

La Festa Socialista 2014 organizzata dalla Federazione provinciale PSI di Bologna (area Viale Togliatti angolo Viale Salvemini - Quartiere Borgo Panigale, Bologna) prosegue con successo e partecipazione. L'apertura è stata il 1° agosto con la presenza del Segretario Nazionale Riccardo NENCINI. La Festa si concluderà il 24 agosto.

Sabato 23 agosto, alle ore 17.30 sarà presente l'On. ANGELO SOLLAZZO per un incontro sul tema:

"Politica ed economia nell'Italia di oggi: il ruolo dei Socialisti"

Siete invitati a partecipare. Al termine dell'incontro, chi vorrà restare, potrà cenare al ristorante della Festa.

In attesa d'incontrarVi, gradite cordiali e fraterni saluti.

Franco Franchi

venerdì 8 agosto 2014

Dalla parte del mondo del lavoro e dei sindacati


Dalla parte del mondo del lavoro e dei sindacati

E’ da molti giorni che ricevo sms e telefonate di vecchi amici sia precari che assunti a tempo indeterminato mi telefonano e mi chiedono preoccupati cosa cambierà nelle tutele del mondo del lavoro di oggi e di domani dopo i continui messaggi a spot del governo e in particolare sull’ annunciato Jobs act.
Il mio pensiero è che l’art. 18 non vada toccato e vada potenziato subito dopo 6 mesi e non applicato dopo 3 anni , e che il PSI si debba spendere per la tutela delle garanzie di ieri e soprattutto per quelle future e schierarsi dalla parte dei sindacati. differenziandosi dall'attuale politica del PD.
Leggo che la CGIL ricorre a Bruxelles contro il Jobs act ; la riforma del lavoro varata dal governo è in contrasto con la disciplina europea, lo afferma la Cgil nel ricorso alla Commissione Ue proprio contro il Jobs act ; “La legge 78, eliminando l’obbligo di indicare una causale nei contratti a termine, sposta la prevalenza della forma di lavoro contratto a tempo indeterminato a tempo determinato, in netto contrasto con la disciplina Ue”. Per la Cgil s’introduce un’assoluta discrezionalità rispetto ai licenziamenti; infine non c’è alcuna prova statistica che all’ aumento della precarietà corrisponda un aumento dell’occupazione.

Un pensiero che concordo pienamente, il PSI dovrà cambiarlo il Jobs act pe rmille ragioni,  e poi non si capisce proprio la smania di usare terminologie non italiane, è sempre più necessario una presa di posizione in solidarietà dei sindacati e in chiave non populista, difendere il lavoro e le garanzie non è cosa del passato.

Andrea Pancaldi

La mia prima volta
No, non è un racconto erotico, anche se dal titolo potrebbe sembrare. E’ piuttosto la celebrazione di una sorta di “battesimo” che chi fa politica, seppur a bassi livelli e per passione, prima o poi riceve: sperimentare l’enorme faziosità di alcuni “giornalisti”. Il giornalista (si, insomma si fa per dire) in questione, si chiama Fernando Pellerano. In arte, come suggerisce il buon Google: “artiglio”, nome che è tutto un programma. Di quelli noiosamente scontati però. Sul suo blog una sfilza di articoli dalla monotona critica, scritti chissà da quale pulpito, e sul web si scopre che è riuscito persino a procurarsi l’inimicizia (anche questo si fa per dire) della curva rossoblù del Bologna. Si insomma un tipo tutto pace e amore. Tra le collaborazioni, il Corriere di Bologna, Rai Radio Due e Repubblica (ah ecco!).Si insomma, ho avuto l’onore di conoscere tale amata (e amabile..) persone all’inaugurazione della festa dell’Avanti!, ora “Festa dei Riformisti”, di Bologna. Lo vedevo già che si aggirava inquieto tra gli stand ancora chiusi della festa e poi, dopo aver fatto a me e ad altri giovani compagni delle domande, sparì come era apparso. Tutto a posto tutto regolare. Avevamo risposto gentilmente alle sue domande anche abbastanza critiche ma in fondo il lavoro di un giornalista è questo no?Il problema è che secondo me l’amico “artiglio”, o forse chi gli ha poi dato lo spazio sul Corriere per il generoso resoconto, non sa che fare informazione e prendere letteralmente e faziosamente”per il culo” gli intervistati non sono la stessa cosa. Soprattutto se si riportano le cose in modo errato e non si contestualizzano.Per esempio, solo chi ha un bruttissimo rapporto con la percezione reale delle cose (e secondo me l’amico ha litigato anche con quella), può criticare il fatto che ad ascoltare Nencini c’erano (solo?) 101 persone senza sapere però che più di un incontro pubblico si trattava della riunione del Direttivo Regionale allargata agli amministratori locali. Solo un giornalista fazioso e bugiardo può modificare le parole del segretario nazionale da “chi di noi del vecchio partito è rimasto, è qui solo per passione e per non fare finire una storia” a “chi è qui è solo per passione e per non fare finire una storia”. Le parole e il modo in cui si mettono sono importanti, e almeno questo dimostra di saperlo bene! Senza contare che secondo questa attentissima persona, che avrebbe fatto meglio a scriversi bene le cose in quel benedetto blocchetto, noi giovani avremmo affermato in coro che siamo nel PSI per “gli ideali diversi da quelli degli altri che non ce li hanno”. Mamma mia che giornalista. Peccato che in realtà ognuno di noi ha detto la sua in modo diverso e che in realtà la frase è “per l’ideale socialista, che nessuno dei partiti principali, PD M5s e FI, ha”.Insomma continuare non serve, anche perchè l’artiglio (il terrore dell’Occidente..) non è nè il primo nè l’ultimo del suo genere. Non abbiamo bisogno di nascondere che siamo in pochi, che l’età media del PSI è molto alta, e che per risparmiare (a differenza di chi ha soldi dappertutto) si riciclano alcune cose. Piuttosto in quest’occasione dobbiamo ricordare, a tanti (carissimi..) amici come questi, una cosa: a noi socialisti niente piace di più del dimostrare ai nostri avversari che si sbagliano. Malgrado tutto siamo ancora vivi (uno zoccolo di 0,9 cm, ma tacco 12, e fa male..). E malgrado tutto sapremo ancora stupire, specialmente questa gente morbosamente noiosa.Alla fine, come ho detto, ognuno ha il suo “battesimo”. Anche se in questo caso, per un ragazzo di 17 anni che si scopre appassionato di un partito che tutti credono morto, un po’ inaspettato. Quindi grazie signor Pellerano, per questa magnifica prima volta. Solo una cosa: per essere il famosissimo “artiglio”, è un po’ moscio. Da lei, un uomo vissuto, mi aspettavo un po’ di più.

Enrico Maria Pedrelli

venerdì 1 agosto 2014

Festa Socialista a Bologna



Festa provinciale socialista (Bologna, 1-24 agosto 2014)


Anche quest’anno, a Bologna, all’interno dell’area viale Togliatti-angolo viale Salvemini (Quartiere Borgo Panigale), con le nuove tecnostrutture, si terrà la Festa provinciale socialista. La data di inizio è fissata per venerdì 1° agosto, quella di conclusione per domenica 24 agosto. Arrivare alla Festa è facile. Tra le varie possibilità, si può usare l’uscita 2 (Borgo Panigale) della tangenziale di Bologna, quindi svoltare a sinistra e proseguire in direzione centro città per circa km. 1,5; sulla destra si vedranno le installazioni della Festa. Per le automobili il parcheggio è all’inizio di Viale Salvemini.
Com’è tradizione, ci sarà la possibilità di trascorrere ore di divertimento. Si potrà mangiare presso l’ottimo ristorante tradizionale (deliziosi tortellini fatti dalle nonne come una volta) o lo stand delle crescentine. Le ristorazioni apriranno dalle ore 19 (a Ferragosto anche a mezzogiorno). Tutte le sere: ballo con la musica delle orchestre, bar, giochi (anche per bambini), sorteggi, tombola e attrazioni varie. Sarà possibile danzare tutte le sere dalle 20,30 alle 23,30, accompagnati da orchestre e gruppi musicali sempre diversi.
Non mancheranno momenti di dibattito e di riflessione politica. La festa ospiterà importanti ospiti in rappresentanza di istituzioni, cultura, politica, economia, associazionismo. Venerdì 1° agosto, alle ore 18, apertura della festa con la partecipazione e l’intervento di Riccardo Nencini, segretario nazionale del Partito socialista italiano e viceministro delle Infrastrutture. Le iniziative sono aperte a tutti. Per essere aggiornati su incontri e dibattiti, andare sul sito http://www.partitosocialista.bologna.it/.