lunedì 22 ottobre 2012

Il Segretario Nazionale del PSI Riccardo Nencini a Ravenna per

Il Segretario Nazionale del PSI Riccardo Nencini a Ravenna per
Nullo Baldini: a 150 anni dalla nascita, una lezione sempre viva
di C. Lorenzo Corelli

I grandi uomini sono costruttori di futuro e la loro opera resiste nel tempo.
Quando poi li sorreggono saldi principi e un generoso altruismo l’eredità sarà degna di memoria e una lezione sempre viva.
Il 30 ottobre si celebra il 150° della nascita di uno di quegli uomini, Nullo Baldini.
La sua prima attualissima lezione è che una comunità politica assume forme organizzative nei luoghi della vita reale.
Lo stesso Partito Socialista, del quale egli fu parte e guida, nacque da tante esperienze che, come la sua, lo precedettero e lo prepararono.
Un sentimento forte di vicinanza alle miserie di un proletariato affamato e senza lavoro spinse nel 1883 Nullo Baldini a costituire in forma cooperativa l’Associazione Generale degli operai braccianti per sottrarli a quello stato di disperazione.
Lo fece affittando terreni da lavorare e acquisendo lavori pubblici.
Lo fece salvando sempre la sua Federazione delle cooperative, con una visione concreta delle cose.
Lo fece rinunciando per sé a vantaggi economici.
È con l’imolese Andrea Costa, eletto in Romagna come primo parlamentare socialista, che concorse, nel 1892, alla fondazione del Partito Socialista aderendo all’ala riformista di Turati.
Dopo l’aggressione delle squadracce fasciste a Palazzo Byron dove dal 1902 aveva sede la Federazione delle Cooperative e oggi l’Amministrazione Provinciale, dallo squadrista italo Balbo definito sprezzantemente roccaforte del socialismo romagnolo, Nullo Baldini andò esule in Francia dove costituì l’Unione delle Cooperative per i lavori pubblici.
Qui sarebbe troppo lungo ricordare tutte le gesta di Nullo Baldini e  tutti i lavori dei suoi braccianti: a Messina dopo il terremoto, ad Avezzano, in Sardegna, in Puglia, in Grecia per la costruzione di un tronco ferroviario, per dire dei più importanti.
Ma per Ravenna e per i socialisti  e i cooperatori ravennati la memoria più forte è quella della bonifica dell’agro romano di Ostia, Isola sacra, Camposalino e Maccarese, che costò immense sofferenze, malattie e vite umane.
È infatti in quei luoghi che ancora oggi si trovano non solo i segni simbolici delle nostre origini, ma anche i discendenti di quei braccianti: uomini e donne che mantengono con noi un legame che il tempo non ha né spezzato né cancellato; quella di via Ghibuzza che è ancora oggi la casa dei socialisti ravennati, inaugurata il 1° maggio del 1904, fu infatti edificata con le rimesse dei braccianti di Ostia. Qui si trova anche uno dei due busti di Nullo Baldini realizzati da Giannantonio Bucci; L’altro è conservato nella sala del Consiglio Provinciale.
Il 2 novembre alle 16:30 nella sala convegni della sede socialista il Segretario nazionale del PSI Riccardo Nencini, lo storico Ennio Dirani, Il Presidente della Provincia Claudio Casadio e il Presidente della Federazione delle Cooperative Lorenzo Cottignoli ricorderanno la figura di Nullo Baldini, il suo lascito politico e morale e la sua attualità; per dirla col titolo del convegno: le radici del nostro futuro. Il convegno sarà aperto da Armando Menichelli Segretario provinciale del PSI e presieduto da Claudio Sangiorgi Presidente del Circolo dei Cooperatori.

venerdì 19 ottobre 2012

LE RADICI DEL NOSTRO FUTURO


A 150° della nascita di Nullo Baldini socialista
e padre fondatore del movimento cooperativo

VENERDI’ 2 NOVEMBRE alle ore 16:30 a Ravenna
sala convegni del PSI Aurora-Almo Rossi via Ghibuzza 12

Le radici
del nostro futuro

con Riccardo NENCINI
                Segretario nazionale del PSI

Introduce Armando Menichelli
               Segretario provinciale del PSI

presiede Claudio Sangiorgi
                 Presidente del Circolo dei Cooperatori Ravennati

Intervengono

Ennio Dirani
vice Presidente della Fondazione Casa Oriani

Claudio Casadio
Presidente dell’Amministrazione Provinciale

Lorenzo Cottignoli
Presidente della Federazione Provinciale delle Cooperative

www.partitosocialistaravenna.it psaurora@libero.it

lunedì 15 ottobre 2012

Per favorire una consultazione popolare i Socialisti sono disposti ad impegnarsi


Ieri, 4 ottobre, nella sede del Partito Socialista Italiano ad Imola si è tenuto un incontro con Loreto Del Cimmuto, direttore generale della Lega delle Autonomie Locali sul tema della riduzione delle province e dell’istituzione delle città metropolitane. Alla presenza di rappresentanti di forze politiche locali, Verdi e SeL  e di rappresentanti della società civile, i Socialisti hanno avviato un percorso  che, partendo dallo slogan “Vogliamo conoscere per decidere con consapevolezza”, si prefigge di avviare un dibattito sui futuri assetti istituzionali. Loreto Del Cimmuto ha delineato il quadro attuale delle normative ed i passi successivi del percorso istituzionale, condividendo il metodo proposto di valutare vantaggi e svantaggi di entrambe le opzioni in campo: Città metropolitana o Provincia di Romagna. Ai sensi attuali della legge che istituisce le città metropolitane, Imola fa parte della Città metropolitana di Bologna senza bisogno di alcun atto di adesione. Su questa affermazione si è aperto un ricco dibattito sulla necessità di individuare un progetto di sviluppo per il nostro territorio che ne salvaguardi la specificità, pur nella consapevolezza che “piccolo non è più bello”; tutti i livelli istituzionali italiani, Comuni, Province e Regioni, sono oggi sottodimensionati in una prospettiva europea. Bisogna allora guardare ad una necessaria riforma istituzionale complessiva, chiara nella definizione di poteri, competenze, risorse, che identifichi ruoli e responsabilità di ogni istituzione.
Ad oggi questo non è in atto e molte cose dovranno ancora essere definite, anche nell’intreccio tra scadenze elettorali che si stanno avvicinando.  
La strada maestra appare oggi quella di un coinvolgimento sempre maggiore dei cittadini, da tempo non coinvolti nelle scelte di strategia per il nostro territorio. Lo strumento che lo Statuto del Comune di Imola prevede, potrebbe essere lo svolgimento di un referendum che consenta ai cittadini di compiere in prima persona e consapevolmente la scelta del proprio futuro. Esempio recente è stato il referendum che ha portato i Comuni della Val Marecchia dalle Marche all’Emilia Romagna.
Per favorire una consultazione popolare  i Socialisti sono disposti ad impegnarsi; la democrazia e la partecipazione, in questi tempi “virtuali”, sono gli elementi fondamentali per ricostruire un rapporto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni, che oggi ha toccato livelli di negatività sconosciuti nella storia della nostra Repubblica.

                                                                                     Il segretario P.S.I.
                                                                                     Gennaro Mancino
                                                                          

Imola, 5 ottobre 2012


giovedì 11 ottobre 2012

In casa socialista la Provincia Romagna è cosa Fatta

                                                                                                                         
  PSI Federazioni di Forlì Cesena - Imola - Ravenna - Rimini



C O M U N I C A T O

In casa socialista la Provincia Romagna è cosa Fatta

Lo ha stabilito l’assemblea degli iscritti al PSI di tutte le città romagnole riunita ieri sera -10 ottobre- a Forlì.
Con questo atto viene data concreta attuazione a quanto già deliberato, ben due anni fa, dal congresso regionale del PSI che istituiva il coordinamento delle Federazioni romagnole del Partito.
Il coordinamento romagnolo del Partito socialista sarà guidato dal ravennate Lorenzo Corelli affiancato dai Segretari di Cesena, Forlì, Imola, Ravenna e Rimini.
Un comitato ampiamente rappresentativo delle istanze del Partito, delle realtà territoriali e dell’associazionismo, composto da iscritti e non, ne indirizzerà le scelte politiche e amministrative.
Una assemblea molto partecipata e nella quale i tanti intervenuti hanno portato contributi di sicuro interesse sulle necessarie riforme della politica e delle istituzioni e sui temi di maggiore attualità politica e amministrativa locale, in particolare sulla scabrosa vicenda del “Galletti Abbiosi” e su Hera/Acegas.
Dopo la presentazione di un libretto sulla storia del Partito Socialista curato dal giovanissimo cesenate Enrico Pedrelli, le conclusioni di Corelli:   
“In Romagna dobbiamo curare di più la elaborazione di idee e di programmi, darci conseguentemente strumenti efficaci di comunicazione e, su quella base, riprendere un proselitismo mirato soprattutto ai giovani.” Per quanto riguarda i temi dell’attualità politica Corelli lancia un messaggio a quelli che saranno gli alleati del PSI (PD e SEL) alle prossime elezioni politiche: “Anche a tenere conto delle perplessità emerse nel dibattito, penso comunque di poter dire che questa alleanza dei Progressisti e riformisti ci convince, ma anche che nei rapporti a sinistra per i socialisti la nostra regione è ancora una terra di frontiera, nella quale il rapporto con gli alleati non è proprio soddisfacente e potrebbe perciò non risultare pienamente coerente alle prossime elezioni amministrative.”

L’ufficio stampa

venerdì 5 ottobre 2012

A PROPOSITO DEL REFERENDUM SULLO STATUTO DEI LAVORATORI

A PROPOSITO DEL REFERENDUM SULLO STATUTO DEI LAVORATORI

Così come nel 1970, con lo Statuto dei lavoratori, i socialisti indicano nuovamente
la strada giusta per tutelare davvero il lavoro anche nelle sue forme del tutto nuove  


Quelli che oggi si fanno paladini dell’intoccabilità dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sono gli stessi che lo accolsero con molta tiepidezza allorquando i Socialisti, con il ministro Giacomo Brodolini e col giuslavorista Gino Giugni, lo fecero approvare dal Parlamento nella primavera del 1970.
Sicuramente oltre 40 anni fa lo Statuto dei lavoratori e il suo articolo 18 erano commisurati a un mercato del lavoro che ora non c’è più. È però vero che la riforma del lavoro voluta dal Governo Monti e approvata dal Parlamento è in larga parte ampiamente inefficace per affrontare i problemi dell’oggi: la nostra critica nel merito è proprio questa.
Proporre oggi un referendum sull’articolo 18 riformato significa soltanto fare una operazione politica di facciata, né più né meno come fu nel 1970 per sostenere la tesi contraria. E si sa che i referendum su temi sensibili come questo non uniscono ma dividono i lavoratori; così come la divisione su un falso problema non aiuta la sinistra a essere una sinistra di governo e potrebbe condannarla a rimanere minoritaria.
Ma veniamo al merito.
L’articolo 18 non regola né i licenziamenti individuali né quelli collettivi, che sono invece normati, rispettivamente dalla legge 166 del 1963 che definisce anche la “giusta causa” e dalla legge 223 del 1991; l’articolo 18, viceversa, regola le modalità di reintegro o di compensazione economica una volta definito l’aspetto principale del licenziamento; ma è sicuramente stato un deterrente, se è vero come è vero, che in tutt’Italia, dal 1970 ad oggi, i casi realmente giudicati in base all’articolo 18 sono stati poche migliaia.
Sono ben altri i temi del lavoro che richiederebbero di essere affrontati, dagli ammortizzatori sociali, al precariato, dalla formazione all’occupazione giovanile e femminile: in altre parole, non si può partire dal tetto (l’art. 18) piuttosto che dalle fondamenta e dimenticare quanti non hanno invece nessuna tutela; in altri termini servirebbe una legislazione che tuteli maggiormente tutti i lavoratori o, per meglio dire, che tuteli il lavoro, anche nelle sue forme del tutto nuove: dallo Statuto dei lavoratori allo Statuto dei lavori è la nostra idea per una moderna riforma del lavoro.  
Anche se l’art. 18 riformato è analogo a quanto stabilito in molte altre legislazioni europee in materia, francamente sarebbe stato meglio lasciare le cose come stavano, per non solleticare inutilmente pregiudizi ideologici favorevoli o contrari: non è infatti sicuramente l’art. 18 ad avere creato vantaggi o svantaggi allo sviluppo dell’occupazione, né è ad esso che si possono imputare le debolezze strutturali del sistema Italia e del nostro mercato del lavoro.
  
Ravenna, 4 settembre 2012     





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