mercoledì 16 luglio 2014

TASI: IL GOVERNO FA RETROMARCIA PER I SOLITI NOTI



TASI: IL GOVERNO FA RETROMARCIA PER I SOLITI NOTI


Gli immobili di culto, le cliniche convenzionate con il sistema sanitario nazionale e le  scuole paritarie private sono di fatto esentate totalmente dal pagamento Imu e Tasi e probabilmente in modo ben più ampio di quanto avviene ora, specie per le scuole. La vicenda "Imu Chiesa" dopo ben due anni dal decreto Monti, arriva dunque ad una fine, sancita ora dal decreto del Ministro dell'Economia il 26 giugno scorso. In tema di esenzioni dunque la versione finale del decreto legge ribalta l'impostazione data in precedenza. Nella  bozza uscita dal Consiglio dei ministri, venivano menzionati solo i circa 25 immobili inclusi come extraterritoriali o comunque esenti da tributi nel Concordato tra Stato e Chiesa cattolica. Ora invece viene espressamente richiamata la norma applicata fin dal 1992 ai fini dell'Ici e poi dell'Imu. Quanto agli immobili delle varie associazioni senza fini di lucro, che comprendono anche il volontariato vero, il versamento della Tasi sarà condizionato alla verifica dell'effettivo utilizzo degli immobili e  si pagherà solo per le parti destinate ad attività commerciali.

mercoledì 9 luglio 2014

RAVENNA DI SERA: MEGLIO TARDI CHE MAI



RAVENNA DI SERA: MEGLIO TARDI CHE MAI

Speriamo che ora, ai troppi danni già fatti, non si aggiunga la beffa di parole al vento
Ormai abituati a pensare che l'Amministrazione comunale volesse far tornare Ravenna una città dormitorio, siamo felicemente sorpresi di apprendere, per voce dell'assessore Corsini, la volontà di cambiare rotta, per incoraggiare gli imprenditori ad investire nel centro storico. Ma quanti saranno quelli che accoglieranno l'appello?
È lungo infatti l'elenco di ostacoli frapposti a locali che avevano ravvivato il centro storico ai quali controlli troppo fiscali e a volte ingiustificati hanno impedito di svolgere serenamente la propria attività e che hanno deciso di chiudere.
Per citare solo alcuni casi: sanzioni per allestimenti di particolare buon gusto, ma non conformi a dettami estetici rigidi e ripetitivi; sanzioni già all'inaugurazione nonostante permessi e autorizzazioni; interruzione di concerti poco dopo le 21.
È evidente che l'equilibrio fra residenti e attività  è precario  e l'Amministrazione ha affrontato il problema solo accanendosi coi gestori dei locali del centro con controlli su controlli, senza un minimo di elasticità e di tolleranza.
Insomma le resistenze sono tante.
E dire che Ravenna è davvero più bella da quando nel centro storico molte attività arricchiscono, anche in strada, le offerte al turismo, MA LA NOTTE NO! ... direbbe qualcuno.
Ravenna pare non voler essere un città per giovani, neppure ora che è città universitaria.
Una fascia di popolazione, che va dai 20 ai 40 anni, quella più dinamica e che investe, è stata messa ai margini. E dire che una città più viva anche la sera è una città più sicura.
L'ultima chicca, la multa ai giovani concertisti tedeschi, allievi della scuola musicale Westlicher Hegauin visita alla nostra città, colpevoli soltanto di suonare in strada.
Ci chiediamo se sia giusto pensare di "spostare" tutto nella Darsena città, come è nei progetti dell'Amministrazione, per suonare il requiem definitivo del centro storico; ma anche in Darsena ci sono i residenti, protesteranno anche loro?
Finalmente ora, dopo tanti fallimenti, spesso dovuti proprio a questo stato di cose, sembra che l'Amministrazione voglia correre ai ripari. Speriamo non sia troppo tardi e non siano solo parole al vento. Un tentativo che merita comunque di essere assecondato, anche da parte dei residenti,  per una città più accogliente e meno ostile a tutto quanto può darle nuovo slancio verso il futuro: la cultura, l'università e il turismo.

martedì 8 luglio 2014

RIFORME & SENATO di Rino Formica


RIFORME & SENATO di Rino Formica del 24 giugno 2014


Mi limito a dire che un insieme di elementi perfettamente coerenti indicano che i soggetti che si stanno occupando di questa materia sono in stato confusionale.
Dove stiamo andando, secondo lei?
È inutile fare scenari. Se non si interrompe questo stato confusionale… come lo si possa fare, non lo so. Perché non è passeggero, è cronico. Certo, siamo a un punto quanto mai delicato della vita democratica. Da un lato il Pd appare condizionato dalla pressione dell'antipolitica giustizialista, come nel caso Genovese. Dall'altro lato in chi governa sembra prevalere il principio di realizzare qualcosa costi quel che costi. La sua è una spiegazione troppo benevola. Siamo in uno stato confusionale patologico. Chi può risolverlo, mi chiederà. Si dice che il popolo "vota bene", ma a me non pare che voti sempre bene. C'è stata una grossa astensione. Il 40 per cento ottenuto da Renzi corrisponde solo al 25 per cento del consenso. Questo aggrava il giudizio sulla realtà del paese, non lo migliora.
Ma ci sono le premesse per ristabilire l'equilibrio dei poteri che è andato perduto nel '93?
Nella storia l'heri dicebamus non esiste. Il problema è che non c'è nelle nuove generazioni un sussulto di riflessione, non su come tornare indietro, cosa che non si può mai fare, ma sulla condizione sbagliata della guida politica di oggi.
Ciò detto, una scialuppa di salvataggio c'è o no?
La mia riflessione, derivata dall'esperienza, mi dice che quando l'uomo giunge al punto realmente critico-esistenziale di non ritorno, ci sono le condizioni per un sussulto vitalistico imprevedibile.
Vuol dire che a quel punto non siamo ancora arrivati.
Vuol dire che la percezione che siamo all'ultimo passo essitenziale probabilmente non c'è. Ma questo momento prima o poi arriva, nella vita degli uomini.
Non le sembra vacillare questo tentativo di riforma istituzionale che ha per sponsor Giorgio Napolitano e artefice Matteo Renzi?
Io raccomando solo una cosa. Le riforme non sono più prorogabili nel tempo, e il momento del riformismo costituzionale ora bisogna consumarlo. C'è una maggioranza, faccia la riforma che vuole. A una sola condizione, l'unica che ritengo giusta: che qualsiasi riforma venga fatta, sia sottoposta al voto popolare. Non la si approvi con i due terzi, ma si modifichi l'articolo 138 stabilendo che con qualsiasi maggioranza venga approvata una riforma costituzionale, sia il popolo a pronunciarsi.
Perché dice questo?
Se il popolo vuole sbagliare, sbagli. In democrazia è così; altrimenti, non si sveglia. Il popolo deve essere portato alla responsabilità della decisione, non alla soddisfazione del mugugno. Col mugugno non si tiene in piedi una democrazia.
Confidando però che l'antipolitica non sia la maggioranza nel paese...
Guardi, non ha più importanza. Ce l'avrà dopo. Il vero problema, in democrazia, è che i molti siano coinvolti rispetto alle decisioni dei pochi.