mercoledì 18 dicembre 2013

"Perchè i forconi non sono il nuovo '68" di Federica Gullotta

"Perchè i forconi non sono il nuovo '68" Care compagne e compagni, care non compagne e non compagni, devo premettere che fin dalla prima adolescenza sono sempre rimasta colpita e suggestionata dalle proteste e manifestazioni sessantottine e degli anni '70, da slogan quali "La fantasia al potere", nei quali tra l'altro credo tuttora fortemente. Mio padre mi raccontava sempre che lui, per aver scioperato al liceo contro la bomba atomica, prese 7 in condotta. Detto ciò, alcuni hanno paragonato questa recentissima ondata di protesta denominata come "protesta dei forconi", ai moti popolari e studenteschi degli anni '60-'70. Purtroppo, di quell'epoca mi pare che questa ribellione abbia recuperato più che altro gli aspetti più deteriori; e non parlo solo dei manifestanti, ma anche dei politici che stanno gestendo questa situazione. Dobbiamo fare un distinguo tra le motivazioni e i metodi di protesta, perché o sono sbagliate le une o sono inadatti gli altri. Le motivazioni: se esse consistono nel dire che si è stanchi di un governo non rappresentativo, che si è stufi di un'eccessiva tassazione o della crescente disoccupazione, allora sì, sono giuste. Ci può stare la disillusione, lo scoramento, la delusione di fronte all'attuale quadro politico, specialmente per chi ha sempre avuto un cuore di sinistra. Io stessa ho provato quest'orribile sensazione di impotenza quando a 16 anni votai per la prima volta alle primarie Pd (ancora non ero iscritta al Psi), credendo fortemente nella nuova idea di sinistra intrisa di ideali e cultura che ci propugnava Walter Veltroni. Mi sentii tradita, e con me tanti della mia generazione (sì, non eravamo pochi), che erano stati spinti dalla stessa molla di fiducia e cambiamento. Però, per esempio, perché colpevolizzare tanto il Presidente Giorgio Napolitano? Ragazzi, non vi ricordate perché si trova a sedere su quello scranno? Non ricordate le sue intenzioni di andare in pensione, tanto ben rappresentate da Maurizio Crozza con le sue imitazioni di Napolitano sull'auto decapottabile e il Corazziere a fianco? Quando vi viene la tentazione di contestarlo, vi consiglio di imprimervi in testa quell'immagine. Pensate forse che rompere le vetrine dei negozi, o marciare verso Roma, o costringere e minacciare chi non aderisce alla protesta (posso capire solo lo sciopero, che è un giusto diritto) sia il modo più calzante di creare una società migliore, di portare un cambiamento...Pensate che così vi ascolteranno, i politici? Non vi ascolteranno, al massimo faranno finta, e non vedranno l'ora di liberarsi di voi in qualsiasi modo in quanto rappresentate per loro una minaccia. E lo faranno, perché hanno loro il coltello dalla parte del manico. Già ora lo stanno facendo. Dunque, in tal caso, le azioni ahimè non corrispondono ai legittimi propositi delle motivazioni (almeno per la maggior parte). Se invece le vostre motivazioni consistono nella mera volontà di vedere tutto distrutto, tabula rasa, senza alcuna possibilità di appello...bè, allora le azioni corrispondono ad esse. Ma ricordatevi che, a meno che non si voglia vivere nell'Anarchia (e già questa mi parrebbe una nobile presa di posizione, se solo qualcuno avesse il coraggio di esprimerla) per tutti gli anni a venire, mi sembra d'obbligo creare qualcosa post-distruzione. Questa possibilità, però, non mi sembra sia stata molto vagliata da coloro che protestano. Perché se protesti, e ciò è giusto, devi però trovare o inventare delle alternative. Dobbiamo cambiare la politica dall'interno, non dall'esterno! Io lo voglio fare, e come me ci sono tanti giovani e non, socialisti e non, uomini e donne di centrosinistra o di centrodestra, che lo vogliono fare VERAMENTE. Alcuni di noi, come me, sono persone che nemmeno erano nate oppure erano dei bambini piccolissimi nell'epoca di Mani Pulite o nel momento in cui Berlusconi è salito al potere. Non siamo corrotti! Non abbiamo vincoli, siamo puri, siamo liberi, abbiamo ideali e speranze! Non vogliamo “aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno”, una scatoletta di tonno aperta è bruttissima e grottesca; vorremmo piuttosto renderlo un'oasi di civiltà, confronto, cultura,alti valori e soprattutto di DECISIONI che possano far tirare un sospiro di sollievo al nostro Paese e alla nostra società, aldilà di ogni individualismo. Vorrei fare un ultimo cenno al fatto che, in questi giorni, l'unica forma di protesta che in parte ho condiviso e apprezzato è stata quella degli studenti della Sapienza di Roma. Nonostante le frange distruttrici di quelli che “vogliono solo fare casino”, ho potuto vedere dalle immagini trasmesse dai telegiornali e dagli approfondimenti televisivi e giornalistici, gruppi di ragazzi che discutevano e affrontavano in modo pacifico dei (gravissimi) problemi della scuola e soprattutto dell'Università italiana (vedi l'ultimo scandalo dei finti redditi bassi, che io in parte avevo già “anticipato” parlando da studentessa delle condizioni dell'università italiana sul mio canale YouTube “Compagna Federica”). Tuttavia, cosa ho sentito dire da parte dei Ministri presenti alla manifestazione? Sconcertanti parole di durezza e repressione nei confronti degli studenti, ammantate da una rabbia, neanche troppo velata, e soprattutto da un'aura di totale cecità e incomprensione. Immagino che i pericolosissimi studenti della Sapienza rappresentino un pericolo molto maggiore rispetto alla folla inferocita dei Forconi, anche perché si tratta di gente che il suo futuro vuole averlo, lo pretende, e non ha alcuna intenzione di distruggere tutto ma di COSTRUIRE. Forse, aldilà di tante, tante parole, in Italia e non solo, “COSTRUIRE” fa più paura di “DISTRUGGERE”? Federica Gullotta FGS Federazione Giovani Socialisti