mercoledì 11 giugno 2014

MA E’ PIU’ ATTUALE BERLINGUER DI MATTEOTTI?

Al trentesimo della scomparsa di Berlinguer è stata riservata un’attenzione forse senza
precedenti, il suo nome è stato addirittura invocato e reclamato dai due principali contendenti
della campagna elettorale europea, a lui uno dei più alti dirigenti del Pd ha voluto addirittura
dedicare un film. Oggi, 10 giugno 2014, al novantesimo dell’omicidio di Matteotti cerchiamo di
analizzare il messaggio politico e la fine dei due.
Enrico Berlinguer, da segretario nazionale del PCI elabora la strategia del compromesso storico
nel 1973 subito dopo il colpo di stato in Cile, convinto che non si possa governare col 51%, ma
solo in Italia a causa della presenza di un forte partito comunista. Sogna un eurocomunismo che
non esiste, una terza via tra socialdemocrazia e comunismo insostenibile, considera conclusa la
spinta propulsiva della rivoluzione d’ottobre solo dopo il colpo di stato in Polonia del 1980.
Rompe l’unità nazionale, dopo avere sostenuto la linea della fermezza durante il caso Moro, e si
avventura in una linea di estrema intransigenza fino a sposare l’occupazione della Fiat e il
referendum sulla scala mobile.
Giacomo Matteotti si dedica alla battaglia per l’emancipazione delle plebi rurali del suo Polesine.
Riformista intransigente, nel 1921 si oppone al comunismo e al primo fascismo. Segue Turati,
Treves e Prampolini nella fondazione del Psu, dopo l’espulsione dei riformisti su dictat di Mosca
e ne diviene primo segretario. Eletto per la prima volta deputato nel 1919, sferra con
temerarietà i suoi colpi contro il fascismo prima con pubblicazioni poi, col suo mirabile discorso
del 30 maggio del 1924. Lo ammazzano come un cane per le sue idee e forse anche per la sua
denuncia contro una losca storia di tangenti pagate a membri del governo e alla stessa
monarchia da una società petrolifera. Al suo nome vengono dedicate brigate partigiane durante
la lotta di liberazione. La vera motivazione dell’esaltazione dell’uno e della “dimenticanza”
dell’altro non può essere fondata sull’attualità del loro messaggio. È più attuale il comunismo,
sia pure in salsa italiana, del socialismo democratico? È più attuale l’eurocomunismo
dell’eurosocialismo? È più attuale il comunismo democratico del riformismo? È più attuale chi
volle il referendum di chi difese il patto antinflazione? E per l’altro. É più attuale chi si oppose
alla scissione di Livorno o chi la volle, e più attuale chi esaltò o chi contestò il mito dei soviet,
chi fu espulso dal Psi massimalista su ordine di Lenin a pochi giorni dalla marcia su Roma o chi
decretò l’espulsione? La figura di Matteotti è quella di un vincente, quella di Berlinguer no. Certo
bisogna riconoscere al segretario del Pci la rottura, tardiva, con Mosca. Ma non lo strappo con la
tradizione e l’identità comunista, che avvenne in Italia solo nel 1989, quando il comunismo era
già sparito. C’è solo un motivo per esaltare Berlinguer e dimenticare Matteotti ed è proprio
questa sì questione assolutamente attuale. Negare la spinta propulsiva della tradizione socialista
italiana e affermare quella comunista. Per il Pd, dove pullulano i quadri con le foto di Berlinguer
e di Moro, forse questa è anche una necessità.

Meglio Matteotti. Meglio un po’ di fanatismo riformista. Meglio battaglie
lungimiranti. Meglio la sua modernità di socialista eretico, europeo, inflessibile

nelle sue denunce. Meglio!!